Un film di Bernardo Bertolucci. Con David Thewlis, Thandie Newton, Massimo De Rossi, Claudio Santamaria, Paul Osul, Veronica Lazar Drammatico, durata 93 min. - Italia, Gran Bretagna 1999.
Shandurai è una giovane africana che vive a Roma studiando medicina e guadagnandosi da vivere facendo la colf a un compositore inglese, Kinsky. La donna ha lasciato nel proprio Paese il marito, che è stato arrestato per motivi politici da un regime dittatoriale. Nel momento in cui il musicista le dichiara il suo amore lei gli rivela la sua situazione e l'uomo si spoglia, progressivamente e di nascosto, dei propri averi per far uscire dal carcere il condannato. Quando Shandurai comprende l'accaduto non può non amare Kinsky. Il mattino dopo suo marito suonerà alla porta. Passato provvidenzialmente dallo status di produzione televisiva a quello di cinema tout court, L'assedio è un piccolo gioiello. Anche se la ricerca formale si fa qualche volta maniera (in particolare nei movimenti di macchina o nelle scelte cromatiche), Bertolucci sfugge alle secche narrative di Io ballo da sola (ispirandosi a un racconto di James Lasdun) per lavorare sui codici non dimenticando mai il plot. Trent'anni dopo Ultimo tango a Parigi unisce nuovamente due solitudini per farle esplodere in un progress di donazione eroica ed erotica che ribalta i termini della questione. Nell'epoca dell'esibizione fine a se stessa, Bertolucci nasconde, depura, mostra con pudore. Intervenendo però sul confronto/amalgama tra le lingue e i linguaggi. Si veda il griot che percorre le strade martoriate del paese africano (non è un caso che il marito di Shandurai sia un insegnante). Si veda l'uso della musica come mezzo di comunicazione 'forte'. Si veda anche la fatica della scrittura dalla quale emergerà un 'I love you' inciso prima nell'intimo. I grandi registi poi si vedono dai dettagli. Osservate il fedele che va alla messa africana e tiene il ritmo come se fosse in discoteca. È un'inquadratura di pochissimi secondi ma tratteggia un personaggio con grande precisione.
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